mercoledì 13 gennaio 2016

Le scrivo perché sono preoccupato per mia figlia

Gentile dottore,

le scrivo perché sono preoccupato per mia figlia. Mia figlia fa la terza elementare è ha un andamento altalenante, è sempre andata così fin dal primo anno di elementare. E' come se alcuni concetti, cose che sapeva, li dimenticasse. Ad esempio nei problemi di matematica, certe formule, certi procedimenti non riesce ad applicarli nuovamente; non mantiene la concentrazione si distrae, si lamenta. I compiti sono un vero dramma. A volte dimentica i quaderni a scuola, non ha cura del materiale scolastico, i quaderni sono disordinati. Mi chiedo cosa poter fare per aiutarla, tante volte perdo la pazienza per la sua disattenzione, nel ripeterle sempre le stesse cose. Mi chiedo se sono io che pretendo troppo, abituato allo stile che ho vissuto quando andavo a scuola o se sia piuttosto lei che non ci arriva, che ha una vera carenza, che non può colmare. Mi chiedo il senso di questo suo comportamento, perché nonostante gli sforzi le cose non migliorano. Sua madre, mia moglie è straniera e lei per prima non parla bene l'italiano, ha avuto un'istruzione scarsa per via della sua storia di vita. Abbiamo scelto per nostra figlia una delle migliori scuole per lei, in modo che potesse avere una buona istruzione, essere ben seguita, fanno inglese e anche musica, è un istituto privato, eppure nonostante ciò la bambina è indietro rispetto agli altri. Come possiamo recuperare questo suo ritardo o dovremmo piuttosto rassegnarci?  Grazie

L.T.

> Risposta:
La rassegnazione non è mai una buona risposta, soprattutto quando si tratta di bambini e in età cosi verde. La disattenzione, che lei segnala, va presa in considerazione. Se un bambino è disattento rispetto alle cose di cui dovrebbe occuparsi, è perché in realtà è attento ad altro, perché la sua attenzione è assorbita interiormente da qualcosa che non sappiamo, e che lo distoglie dai  suoi compiti. Non basta quindi offrirgli le migliori possibilità e le migliori scuole, occorre capire se c’è qualche pensiero che lo distoglie dalla realtà, se è traversato da qualche conflitto interiore o semplicemente da qualche preoccupazione che assorbe tutta le sue energie. È necessario quindi, in primo luogo, ascoltarlo, e ascoltarlo in quel che non dice, o perché non è in grado lui stesso di riconoscere il problema, o perché non ne è neppure consapevole. Quel che può apparire come un ritardo allora può rivelare una più fine sensibilità, e risorse che semplicemente non erano riconosciute. Non si tratta di correre di più, ma di trovare la direzione giusta.

Dott. Marco Focchi



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venerdì 8 gennaio 2016

Scrivo per le difficoltà di gestione di mio figlio Andrea

Gentile dott.Focchi,

scrivo per le difficoltà di gestione di mio figlio Andrea. Andrea ha otto anni, lo abbiamo adottato quando aveva due anni. Andrea è un bambino adorabile, affettuoso, vivace ma è in continuo movimento, non sta mai fermo un attimo, passa da un'attività ad un'altra come si stufasse ogni pochi minuti. Corre, gioca con gli altri bambini anche a casa, tanto che per farlo venire a cena dobbiamo chiamarlo mille volte, poi dopo cena crolla stremato e dorme. Le maestre ci riportano i suoi continui movimenti, la fatica che fa a stare concentrato e seduto composto al banco. Per fortuna le sue insegnati sono molto disponibili e attente, capiscono la sua situazione particolare e chiudono un occhio, dall'altra però ci allertano sul protrarsi di questi suoi comportamenti e ci chiedono di fare qualcosa. Anche io mi chiedo come potrà mio figlio proseguire negli studi con questo suo atteggiamento, senza acquisire delle regole di comportamento, senza placare questa sua continua corsa. Talvolta fa il buffone, così si fa ben volere ma delle volte risulta pesante e finisce per risultare ad alcuni antipatico. Crede che il suo passato possa incidere su questi suoi atteggiamenti e come potremmo noi intervenire?

Grazie

S.N.

> Risposta:
Sicuramente il passato incide sugli atteggiamenti attuali, e rivedere cosa è accaduto, se ci sono stati momenti critici, o fasi difficili. Il comportamento che mi descrive è quello di un’iperattività, che si manifesta nei “bambini che non riescono ad aspettare”. Non si tratta, in genere, di una banale impazienza, ma di un comportamento che tende a scaricare in azione l’angoscia prima che si accumuli. È, in fondo, una “soluzione” che il bambino trova per gestire o canalizzare il suo disagio. Poi, come nella situazione che lei mi descrive, si tratta di una soluzione svantaggio. Si tratta dunque di aiutare il bambino prima di tutto a capire i propri stati interiori, di aiutarlo a un lavoro di “interiorizzazione” di quel che allo stato attuale dei fatti scarica esteriormente in movimento. Quando si riesce a ottenere questa svolta anche gli studi ne traggono giovamento, e suo figlio non aver difficoltà a proseguirli se riesce ad aprire degli spazi dentro di sé dove far posto a quel che ora ha bisogno di bruciare con il suo atteggiamento ipercinetico.

Dott. Marco Focchi



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lunedì 4 gennaio 2016

Ho trovato riordinando la camera di mio figlio della mariuana in un cassetto

Egregio dott.,

Ho trovato riordinando la camera di mio figlio della mariuana in un cassetto, non sapevo neanche cosa fosse me lo ha detto l'altra mia figlia, son davvero allibita. In cosa abbiamo sbagliato? Ho dato tutto ai miei figli, non gli ho fatto mancare niente, e adesso lui ci ripaga così? Ha solo sedici anni, sono davvero preoccupata. L'altro giorno mi hanno telefonato dalla scuola dicendo che mio figlio non era li. Eppure io lo avevo accompagnato quella mattina, lui era sceso e si era avviato verso l'ingresso, verso quel branco dei suoi amici, una sfilza di buoni a nulla, bighelloni che me lo portano sulla cattiva strada. E sempre stato bravo a scuola, obbediente, un ragazzo buono, timido. Non capisco cosa sia successo, sta sempre chiuso in camera o con le cuffie con la musica oppure prende sbatte la porta e va dai suoi amici. Io alla sua età neanche uscivo di casa. Sono preoccupata, non vorrei che si mettesse in qualche guaio o prendesse qualche cattiva strada. Gli o tolto il telefono per un po', adesso anche i videogiochi ma lui ormai risponde a monosillabi o mi urla. Ho trovato questo suo sito su internet, può aiutarmi, consigliarmi qualcosa? Grazie

Distinti Saluti,

M.R.

> Risposta:
Gentile signora, suo figlio si trova in piena adolescenza, un’età in cui le relazioni “orizzontali”, quelle del gruppo dei pari, prendono maggiore importanza rispetto a quelle “verticali” tra adulto e bambino che hanno prevalso nell'infanzia. Che si manifestino quindi atteggiamenti di ribellione non stupisce, e l’uso di marijuana ne fa parte. L’effetto di trascinamento del gruppo, il bisogno di trasgressione per dimostrare la propria indipendenza, il rifiuto dei modelli famigliari sono il correlato di questa età difficile. Al suo posto non tratterei i suoi compagni come “buoni a nulla e bighelloni” in grado di traviarlo. Provi piuttosto a riconoscere i nuovi valori che sta cercando, perché non abbia bisogno di trovarli in manifestazioni esteriori come l’uso di marijuana o come gli atteggiamenti di chiusura che descrive. Le punizioni privative (togliere i videogiochi o il telefono) sono inutili. Occorre piuttosto capire quel che succede dentro di lui, all'occorrenza con l’aiuto di un esperto.

Dott. Marco Focchi



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