giovedì 31 marzo 2016

Tendono a trattare mio figlio come uno normale

Buonasera, sono il padre di un bambino di 9 anni, siamo di Milano, da alcuni mesi mio figlio ha dei grossi problemi a scuola (e a casa), prende spesso delle note perché gli insegnanti non hanno capito la sua situazione problematica. Oltretutto le insegnanti sono nuove perché ci sono state delle sostituzioni nel personale. Io e la mia (ex) compagna ci siamo separati un anno fa, dopo una storia tormentata soprattutto a causa dei suoi problemi. Aveva tentato il suicidio cinque anni fa e l’ha di nuovo fatto solo due settimane fa. Io le voglio bene ma a un certo punto non ce l’ho più fatta e me ne sono andato. Il bambino sta principalmente con me e con i nonni, anche se vede spesso la madre la quale fino a qualche tempo fa lo accompagnava anche alle sedute all’asl, dove sostanzialmente lo facevano giocare e ne approfittavano per parlare e curare lei. Era un po’ una scusa, un motivo per far parlare lei con degli psicologi, dato che è sempre stata restia. In pratica sono entrambi seguiti da questi psicologi, ma trovo che non ci sia un coordinamento o una comprensione fra loro e le insegnanti di mio figlio, perché nonostante siano a conoscenza della situazione tendono a trattare mio figlio come uno “normale”, come se fosse un bambino con una famiglia normale. Ho pensato che ciò avvenga anche a causa di una carenza di personale (se non di volontà..) all’asl nell’occuparsi a fondo del caso di mio figlio. Pensavo dunque di rivolgermi parallelamente a un professionista in privato. Lei potrebbe supportarmi nella comunicazione con gli insegnanti e nel far capire loro la situazione di mio figlio? Ringraziandola molto, cordiali saluti,

F.G.


>Gentile signore,

giovedì 24 marzo 2016

Adolescenti in crisi: tra scuola e famiglia

Intervista realizzata il 23 febbraio 2016 da Yordana Hristozova

Yordana Hristozova - Le chiederei di presentarsi come psicoanalista: dove lavora? Può dirci qualche parola sulla sua esperienza professionale?

Marco Focchi - Il mio lavoro si svolge essenzialmente nel mio studio privato e nell’insegnamento. Faccio però delle consulenze esterne. Ne ho fatte in comunità per tossicodipendenti, e ho fatto una lunga esperienza come consulente in una scuola elementare. È stato dal 1991 al 2011, quando alcuni insegnanti mi hanno chiesto una consulenza per dei bambini autistici inseriti nelle classi con i quali non sapevano come fare. Sono stati così gli insegnanti a cercarmi inizialmente come psicoanalista, e questo ha dato avvio alla straordinaria esperienza che ho potuto fare nella scuola cominciando con questi bambini autistici. C’era, al tempo, anche uno psicologo che lavorava sull’area del disagio. L'anno seguente però questo psicologo ha lasciato l’incarico e la direttrice della scuola mi ha chiesto se avrei potuto occuparmi io dell’intera area del disagio, e ho accettato. Le cose si sono avviate così: ho iniziato seguendo una scuola, poi sono state due, poi tre, poi un’intero plesso. Di solito facevo delle osservazioni di routine in tutte le prime classi, [...]

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Il dubbio che possa esserci un problema di bullismo

Buongiorno Dottore,
mia figlia di 11 anni ha dei problemi a scuola, o meglio con la scuola, perché non ci vuole andare. Io e mio marito facciamo molta fatica a convincerla ad andare a scuola ogni mattina, e alcune volte non c’è verso. Negli ultimi tempi è anche più irrequieta, si sveglia la notte e sembra aver perso la serenità che prima aveva. Sono andata a parlare con gli insegnanti, anche loro dicono di vederla più nervosa e più zitta del solito, ma il suo rendimento scolastico e buono e non sembrano esserci problemi particolari. Mi è venuto il dubbio che possa esserci un problema di bullismo o qualcosa di simile, lei è un po’ grassottella e allora mi sono fatta un po’ venire questa idea, forse perché anche io alla sua età lo ero e ogni tanto sono stata presa in giro, ma la cosa non mi aveva mai creato grandi problemi. Abbiamo provato a chiederglielo, ma lei nega di avere problemi con i compagni, anche se non mi convince (ormai mi sono quasi fissata sul fatto che il problema sia quello). Abbiamo anche pensato di portarla da uno psicologo, ma non vorrei che lei si facesse l’idea sbagliata di avere un problema, di avere qualcosa di sbagliato o di essere malata. In che modo potremmo riuscire a farla parlare, a dirci la verità? Grazie e un cordiale saluto.

M.C.



Gentile signora,

mercoledì 23 marzo 2016

Abbondanza di certificati medici

Gentile Dott. Focchi,
insegno in un liceo scientifico, sono a scriverLe per avere una sua opinione in merito all'abbondanza di certificati medici di vario genere che circolano oggi nelle nostre classi. Io ho una mia personale opinione in merito, ovvero che nella maggioranza dei casi  - e ripeto maggioranza - ci sia una difficoltà da parte delle famiglie di accettare che il figlio o la figlia abbiano delle difficoltà scolastiche da attribuirsi allo scarso impegno da parte dello studente. Si cerca una causa esterna, sia essa una patologia o un meno definito “disagio”, certificato nero su bianco da uno psicologo, che in qualche modo deresponsabilizzi sia l’allievo che i suoi genitori dall'avere una parte attiva nella situazione problematica che è venuta a manifestarsi.
Con questo non voglio dire che non esistano difficoltà conclamate ed evidenti che abbiano bisogno di una diversa attenzione e di dispositivi supplementari per poter usufruire dell’offerta educativa. Sotto molti punti di vista sono stati fatti incredibili passi in avanti rispetto a una volta, quando di fronte a difficoltà di apprendimento o problemi di altro tipo si aveva una scarsa attenzione.
E’ profondamente corretto offrire delle misure alternative a chi ha delle difficoltà, ma probabilmente il problema che mi sembra di rilevare è dovuto a due questioni fondamentali: da un lato il “potere” che il mondo psicologico ha (e che ragionevolmente vuole mantenere) nel contesto scolastico e nel rapporto con le famiglie, avendo la possibilità di produrre certificati che influenzano profondamente l’ambiente ed il trattamento scolastico dei ragazzi. Questo primo punto è più politico ed economico, ed è una mia opinione personale.
La seconda questione rientra nel campo dell’etica e dei fini che un ambiente educativo dovrebbe perseguire. La mia impressione è che in molti casi si smetta di stimolare alcuni ragazzi, astenendosi dal richiedere loro una certa prestazione, sulla base di un certificato che molte volte appare come una soluzione di comodo: il ragazzo non è più stressato da certe richieste, il professore non si deve più impegnare a sottoporre certe richieste, e la famiglia non è più preoccupata dagli scarsi risultati. Ma era forse possibile interagire diversamente con il ragazzo? Molte volte, soprattutto in alcuni casi, è una questione per me dolorosa, in quanto insegnante.
Certo, mi dico, tutto potrebbe essere risolto sulla base della correttezza o meno delle diagnosi. Ma il problema è veramente tutto lì? Mi piacerebbe avere un suo parere in merito, la ringrazio anticipatamente.

U.L.



>Caro signore,

venerdì 18 marzo 2016

E’ sicuramente l’arrivo del fratellino ad averle creato qualche problema

Buonasera, la ringrazio per la possibilità che offre in questo sito, il mio problema riguarda la mia bimba di 6 anni. Ha iniziato le elementari questo anno ma poche settimane dopo l’inizio della scuola è nato il suo fratellino. Da quel momento in poi ha cominciato a parlare molto poco, sia a casa che a scuola. Le maestre dicono che non sta proprio zitta, ma ci hanno segnalato il problema, anche perché ogni tanto la trovano con lo sguardo perso. E’ sicuramente l’arrivo del fratellino ad averle creato qualche problema, eppure noi le abbiamo detto che le vogliamo bene come e più di prima, cerchiamo spesso di coccolarla anche se a volte si tira un po’ indietro. Io e il mio compagno ci sentiamo in colpa, perché in questo anno importante per lei, con l’inizio della scuola e tutto quanto, noi abbiamo comunque dovuto occuparci anche dell’arrivo del nuovo fratellino, ed inoltre non è stata una gravidanza facile.
Dottore cosa mi consiglia? La scuola ha un servizio psicologico, ma io conosco l’istituto da pochi mesi e non ho ancora avuto modo di conoscere il personale, anche perché sono molto presa da mio figlio piccolo. I servizi privati, come forse è il suo, sono molto costosi?
La ringrazio in anticipo per la risposta, un cordiale saluto.

R.F.


>Gentile signora,

mercoledì 9 marzo 2016

Disturba continuamente durante la lezione, lancia le cose addosso ai compagni

Buongiorno Dottore, Le scrivo a causa di mio figlio, è piccolo ha 7 anni ma ci sta dando parecchi problemi a scuola. Le maestre ci hanno convocato più volte, io e mio marito, perché disturba continuamente durante la lezione, lancia le cose addosso ai compagni, si butta giù dalla sedia. Di continuo. Una volta mi è stato riferito dalle maestre che, dopo avergli intimato per l’ennesima volta di stare fermo al suo posto, è stato sì fermo ma si è fatto la pipì addosso. La cosa strana è che a casa è invece molto tranquillo e quando gli faccio domande in merito a ciò che mi dicono dalla scuola lui nega di aver fatto qualcosa di sbagliato. E anche io ho quasi l’impressione che siano come due persone diverse. Ho anche pensato che a scuola potesse esprimere una sua agitazione o comunque qualcosa che a casa gli viene impedito, ma sinceramente mi sembra che siamo piuttosto permissivi con lui e non mi pare abbia delle questioni con noi. Non lo so, io e mio marito siamo un po’ smarriti. Dalla scuola ci hanno invitato a portarlo al servizio di neuropsichiatria infantile, ma non l’abbiamo ancora portato perché la cosa mi spaventa molto, più a me che a mio marito. Avevo letto da qualche parte che danno farmaci anche ai bambini piccoli, per problemi di comportamento, e l’idea che ciò possa succedere o stia succedendo a mio figlio mi sembra un incubo.

Lei che consiglio mi può dare, devo fargli fare questi test o cos’altro? Grazie mille per la disponibilità, cordiali saluti,

E.G.


>Gentile signora,