sono una insegnante di scuola elementare, in provincia di Milano,
uno dei bambini della mia classe manifesta a mio avviso delle carenze di tipo cognitivo, le noto dal fatto che legge in maniera stentata ed inoltre quando si fanno delle attività che richiedono una qualche forma di memorizzazione mi sembra fare molta più fatica degli altri.
Per il resto è un bambino socievole e si relaziona bene con i compagni. Ho provato ad informare la famiglia di queste difficoltà, per far sì che potesse essere visitato da uno specialista, ma ho trovato come un muro, la madre in particolare dice che è un bambino normalissimo e che non ha nessuna intenzione di farlo vedere dai dottori perché è un bambino sano e felice. Devo dire che mi ha fatto sentire in colpa, ha vissuto la cosa come una sorta di accusa mentre io volevo solo muovermi nell'interesse del bambino. Mi chiedo se forse ho sbagliato, se forse non dovevo parlare nei termini di difficoltà, di carenze, ma sinceramente non avrei saputo dire diversamente.
Qual è il modo giusto di comunicare con la famiglia in questi casi? E come posso recuperare con la famiglia in questione?
Grazie mille e complimenti per questo suo spazio di ascolto,
F.L.
>Gentile signora,
il rapporto con le famiglie è sempre molto delicato, ed è indispensabile avere la loro collaborazione per ottenere qualche risultato, soprattutto nei casi di bambini difficili, o in particolari difficoltà, come quello che lei mi descrive.
Non tutti i genitori sono disponibili tuttavia a riconoscere i problemi dei loro figli, o a volte neppure riescono a rendersene conto. Considerare qualche forma di deficit nel proprio figlio può portare reazioni d’angoscia, dalle quali a volte un genitore può difendersi trasformando l’angoscia in aggressività, e reagendo contro l’insegnante che gli segnala il problema. Bisogna considerare che i problemi psicologici, o i problemi cognitivi, non possono essere presentati con la stessa forma di fredda oggettività con cui si presenta una diagnosi medica. In primo luogo perché non sono un problema medico, ma psicologico, e un problema psicologico richiede sempre particolare attenzione al modo in cui viene segnalato. Non so se possa recuperare la famiglia in questione, perché non so quanto profondo sia il rifiuto che ha incontrato, ma sicuramente è sempre meglio in questi casi mettere in luce le possibilità positive che qualsiasi forma d’intervento può presentare, anziché insistere sulle carenze da cui parte. Su un problema psicologico il genitore può sentirsi colpevolizzato, anche se l’intenzione comunicativa dell’insegnante non è questa, e quindi è un aspetto che va messo in conto. Occorre prima di tutto rassicurare i genitori, e farli entrare in relazione, far sentire loro che si è loro alleati rispetto a tutto quel che riguarda i figli, come effettivamente è, ma come non può essere dato per contato.
Un saluto cordiale,
Dott. Marco Focchi
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