in tanti anni di insegnamento non mi era mai successo. C'è un alunno brillante nel quinto anno della mia classe. intelligente preciso, dalla profondità di ragionamento. Appassionato, curioso, motivato. Ha cominciato a chiedermi di articoli di approfondimento, testi, abbiamo cominciato a discutere rispetto a tematiche affrontate in classe sempre con piacere. Uno di quei ragazzi che con facilità seguono la lezione e sono da faro anche per gli altri come modo di porsi, di argomentare, di portare un'opinione diversa. È imbarazzante ma quello che per me c'è stato sempre nel nostro tempo passato insieme è stato sempre l'orgoglio di un insegnante per un alunno, la simpatia, stima, rispetto, lo sguardo bonario di un padre per quello che potrebbe essere un figlio. Ho scoperto che lui dentro ai nostri scambi ha trovato qualcosa di più e di diverso. Una infatuazione, un abbaglio che fatico a gestire. Mi trovo a chiedermi se non ho indotto io certi pensieri o desideri. Perché provo questo imbarazzo, c'è forse una dimensione perversa anche in me che mi trovo a pensare spesso a lui che mi gratifica con il suo desiderio nei miei confronti?
Grazie
V.
>Gentile V.
mi parla di un alunno del quinto anno della sua classe, suppongo dunque che si tratti di un ragazzo diciottenne, un’età in cui può emergere il quesito intorno al proprio orientamento sessuale, e l’influenza di un insegnante che ha un forte ascendente su di lui può essere un detonatore del processo. Ma mi pare però che per lei l’interrogativo si ponga in particolare per quel che riguarda la sua parte: si domanda cioè se non possa essere stata una sua propensione a innescare nel ragazzo qualcosa al di là della relazione insegnante-allievo. Che lei si possa sentire gratificato dall’attenzione del ragazzo nei suoi confronti non stupisce, ma lei si riferisce a quella a che chiama una "dimensione perversa". Forse è per lei che il rapporto con il ragazzo ha fatto da rivelatore di aspetti della sua personalità a le i precedentemente sconosciuti? L’aspetto positivo è che lei non disconosce questi aspetti e si interroga su di essi. Ovviamente non posso rispondere io a questo suo dubbio, non avendo, dalla sua lettera, gli elementi necessari, ma quel che posso dire è che se il dubbio le è sorto è bene che lei approfondisca e conosca meglio la situazione che sta traversando. Può essere un turbamento di passaggio o una nuova fase della sua vita, ma per saperlo la cosa migliore è consultare un professionista. Mi contatti pure se lo desidera.
Un cordiale saluto,
dott. Marco Focchi
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