lunedì 13 maggio 2019

Lui sta attraversando la classica fase di ribellione

Buongiorno Dott. Focchi,
Le scrivo in quanto credo di avere il più comune dei problemi che possa avere una madre con il proprio figlio adolescente.
Non riusciamo a comunicare.
Lui sta attraversando la classica fase di ribellione, contraddicendo ogni genere di autorità.
Ovviamente questo si ripercuote a scuola con un netto peggioramento, ma non trovo il modo di parlargli senza che lui si chiuda in se stesso.
Non ha cambiato giri di amici e non credo proprio si sia avvicinato a droghe o sostanze che gli possano nuocere.
Sto anche cercando di capire come mi ero comportata io durante l'adolescenza e credo di poterlo anche capire.
Ma rimane questa incapacità, probabilmente mia, di arrivare a lui.

Mi darebbe un consiglio?

La ringrazio.

A. 



>Gentile A.,

lei dice di capire che forse il suo comportamento con suo figlio durante l’adolescenza può avere avuto un’incidenza sulla situazione che si trova a vivere ora. Suo figlio però, è ancora adolescente. Quanto anni ha? In che fase dell’adolescenza si trova? E cosa sente lei di aver fatto che può avere avuto un’influenza negativa? Queste sono le prime domande da farsi per capire come inquadrare la situazione. Se suo figlio si trova nella tarda adolescenza, come sembra di poter supporre, è in un momento in cui le relazioni orizzontali, quelle con i coetanei, contano di più, e il rapporto con i genitori, se non ci sono particolari crisi in atto, ha un’influenza minore. Se non riesce a comunicare con suo figlio ora, mentre prima aveva dei canali di contatto con lui, può cercare di capire quali erano questi canali, cercando di riattivarli, con il necessario aggiornamento, nella situazione attuale. Se invece le sembra di aver sempre avuto difficoltà di comunicazione con suo figlio, allora forse potrebbe aiutarla uno psicoterapeuta che veda lei e suo figlio, insieme o separatamente, come lui riterrà meglio, per creare una migliore possibilità di comunicazione e per avvicinare due universi che potrebbero essere sempre stati un po’ troppo distanti.
Un saluto cordiale

Marco Focchi

venerdì 10 maggio 2019

Il padre in tutta risposta mi ha aggredito verbalmente davanti ai colleghi

Buongiorno dott. Focchi, 
Sono un'insegnante di Livorno, lavoro in una scuola media inferiore. 
È successo un fatto increscioso. 
Durante un classico colloquio con i genitori ho chiesto al padre di una mia alunna di spronarla a studiare di più e provare eventualmente con delle ripetizioni di matematica. 
La bimba premetto che è molto intelligente, ma vive una situazione molto difficile a casa. 
Il padre in tutta risposta mi ha aggredito verbalmente davanti ai colleghi ed era talmente alterato che ho avuto paura che stesse per aggredirmi anche fisicamente. 
Sosteneva che io non fossi nessuno per dire come gestire la figlia fuori dall'orario scolastico. 
Ovviamente il suo linguaggio era un pelo più colorito.

Ogni volta che ci incrociamo, durante l'uscita dalla scuola diventa inopportuno e vedo che la figlia è molto succube. 

Da un lato ho paura che contattando gli assistenti sociali ci siano poi delle ripercussioni sulla mia persona, d'altra parte lasciare una bimba in questa condizione a casa mi spaventa e sinceramente non credo di farcela. 

Lei cosa mi consiglia di fare? 

La ringrazio infinitamente. 

A. 


>Gentile signora,

il problema che pone è di grande attualità, e riguarda il conflitto tra famiglia e scuola. Sempre più spesso ci troviamo di fronte a famiglie che, invece di alimentare un’alleanza educativa, si schierano a protezione dei figli impermeabilizzandoli da qualsiasi influsso da parte della scuola. Questo indebolisce evidentemente l’autorità degli insegnanti, che si trovano senza strumenti per svolgere il loro compito. Si tratta comunque di non cedere, di non dimissionare dal proprio compito educativo, cercando l’alleanza con la famiglia quando è possibile e quanto più è possibile. È chiaro che di fronte ad atteggiamenti di violenza, come quelli che lei descrive, non ci sono mediazioni dialogiche. Questo non toglie che la bambina possa fruire dell’ambiente positivo che si crea a scuola, ed è senz'altro più importante questo delle eventuali lezioni di matematica che potrebbero, certo, aiutarla sul piano dell’apprendimento. In gioco, nella situazione che lei mi presenta, non è solo l’apprendimento, ma qualcosa più di fondo, che riguarda la formazione del carattere, e in questo la scuola può comunque fare ancora molto.

Un saluto cordiale

Marco Focchi