Buongiorno dott. Focchi,
Sono un'insegnante di Livorno, lavoro in una scuola media inferiore.
È successo un fatto increscioso.
Durante un classico colloquio con i genitori ho chiesto al padre di una mia alunna di spronarla a studiare di più e provare eventualmente con delle ripetizioni di matematica.
La bimba premetto che è molto intelligente, ma vive una situazione molto difficile a casa.
Il padre in tutta risposta mi ha aggredito verbalmente davanti ai colleghi ed era talmente alterato che ho avuto paura che stesse per aggredirmi anche fisicamente.
Sosteneva che io non fossi nessuno per dire come gestire la figlia fuori dall'orario scolastico.
Ovviamente il suo linguaggio era un pelo più colorito.
Ogni volta che ci incrociamo, durante l'uscita dalla scuola diventa inopportuno e vedo che la figlia è molto succube.
Da un lato ho paura che contattando gli assistenti sociali ci siano poi delle ripercussioni sulla mia persona, d'altra parte lasciare una bimba in questa condizione a casa mi spaventa e sinceramente non credo di farcela.
Lei cosa mi consiglia di fare?
La ringrazio infinitamente.
A.
>Gentile signora,
il problema che pone è di grande attualità, e riguarda il conflitto tra famiglia e scuola. Sempre più spesso ci troviamo di fronte a famiglie che, invece di alimentare un’alleanza educativa, si schierano a protezione dei figli impermeabilizzandoli da qualsiasi influsso da parte della scuola. Questo indebolisce evidentemente l’autorità degli insegnanti, che si trovano senza strumenti per svolgere il loro compito. Si tratta comunque di non cedere, di non dimissionare dal proprio compito educativo, cercando l’alleanza con la famiglia quando è possibile e quanto più è possibile. È chiaro che di fronte ad atteggiamenti di violenza, come quelli che lei descrive, non ci sono mediazioni dialogiche. Questo non toglie che la bambina possa fruire dell’ambiente positivo che si crea a scuola, ed è senz'altro più importante questo delle eventuali lezioni di matematica che potrebbero, certo, aiutarla sul piano dell’apprendimento. In gioco, nella situazione che lei mi presenta, non è solo l’apprendimento, ma qualcosa più di fondo, che riguarda la formazione del carattere, e in questo la scuola può comunque fare ancora molto.
Un saluto cordiale
Marco Focchi
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