Consulenze 12-18 anni



Tra i 12 e i 18 anni, con l’adolescenza, inizia l’età critica. Tutto si trasforma, anche il rapporto con i genitori. Quel che prima era ricevuto senza discutere viene vagliato o rifiutato. Si manifestano comportamenti difficili che, se trascurati o trattati con gli stessi criteri di quelli infantili, rischiano di degenerare producendo fratture tra i genitori e i figli. L’adolescenza è una delle fasi educative più delicate, che spesso mandano in crisi i genitori, con la sensazione di perdere il controllo della situazione.


Considerazione sul panorama attuale

Ci troviamo in un periodo di forti cambiamenti sociali, in cui sono mutate le forme delle strutture famigliari e nuove configurazioni sono oggi ampiamente diffuse.
Da un lato, l’accelerazione informativa data dai contemporanei mezzi di comunicazione ci pone di fronte a nuovi modi di intendere e realizzare le relazioni umane, presentando nuove modalità che mettono in crisi l’apparato educativo tradizionale, le famiglie e talvolta gli stessi esperti della materia.
Basti pensare ai fenomeni di cyber-bullismo, che oltre a interventi normativi richiedono lo sviluppo di competenze educative da parte degli operatori nel settore scolastico.
Le stesse metodologie didattiche sono messe in forte discussione dai nuovi mezzi tecnologici. I ragazzi hanno a disposizione un universo di informazioni a portata di click, ma non sempre l’istituzione scolastica è in grado di incanalare l’attenzione degli studenti e dei loro processi di apprendimento.
In linea generale è ravvisabile una crisi dell’autorità. Non ci troviamo più nelle società disciplinari, quanto piuttosto nelle società di controllo, dove manca l'introiezione di norme e ideali e la regolazione dei comportamenti avviene dall’esterno. Nella nostra società si verifica un’ipertrofia dei dispositivi di controllo, e le giovani generazioni, per reazione, danno luogo spesso a comportamenti imprevedibili e soprattutto incontrollabili.
Con fenomeni meno evidenti constatiamo anche cambiamenti sul piano linguistico che, per esempio, fanno subire degli slittamenti ai termini delle relazioni. Gli amici, la condivisione, il piacere, sono termini utilizzati nel content design delle attuali piattaforme sociali del web. Può capitare che gli adolescenti non abbiano gli strumenti per discernere i tipi di rapporti che il sistema sociale medializzato offre loro, così come – e al tempo stesso ribaltando la questione – essi sono in grado di interagire perfettamente con questi strumenti con modalità difficili da comprendere per i loro genitori. Si produce così uno sfasamento generazionale che spesso crea abissi di incomunicabilità all’interno delle famiglie.
Se i cambiamenti sopra citati rimangono nel campo del virtuale (con enorme impatto nel reale), sono però contemporaneamente in atto cambiamenti sociali epocali. Basti pensare al fenomeno migratorio, che richiede sempre maggiori sforzi verso lo sviluppo di pratiche di sensibilizzazione sui temi dell’integrazione. Oppure al tema delle differenze di genere, in merito al quale si è ancora in cerca di un’impostazione collettivamente condivisa, e che risulta di fondamentale importanza per lo sviluppo affettivo e sessuale degli adolescenti.


Specificità dell’approccio terapeutico

Attraverso le consulenze psicologiche nella fascia 12-18 anni, si aiutano le famiglie a trovare le modalità migliori di comunicazione, che sono fondamentali per la tenuta delle relazioni. Le stesse cose, dette in diversi modi, hanno effetti diversi, ed è quindi importante per un genitore lavorare sul proprio modo di trasmettere al figlio pensieri, desideri, indicazioni, e rendere così ascoltabile per il figlio quel che vuole comunicargli. È di fondamentale importanza preparare il terreno perché venga accolta la parola dell'altro, allentando la presa attraverso i dispositivi di controllo esterni e favorendo invece il rafforzamento dei legami affettivi basati sulla fiducia e l’autorevolezza.


Quali sono le problematiche più frequenti

L’adolescenza è una fase molto complessa e le problematiche hanno uno spettro molto ampio, includendo sia la dimensione infantile sia la formazione della personalità in vista della fase adulta.
Le relazioni con i coetanei e con i famigliari costituiscono spesso il terreno dove si manifestano le principali difficoltà, legate alla formazione dell’identità e ai dubbi, le tensioni e le angosce che spesso la accompagnano.
Talvolta può accadere che disagi tutto sommato “fisiologici” nel corso dell’adolescenza, si acuiscano trasformandosi in fenomeni sintomatici più invasivi, come le ossessioni, pensieri o gesti autodistruttivi, dubbi ricorrenti sulla propria identità sessuale e sul proprio corpo, oppure problemi scolastici in grado di invalidare il percorso formativo. Allo stesso tempo, anche problematiche meno severe possono essere fonte di grande sofferenza, come per esempio un’eccessiva timidezza, o la tendenza a “chiudersi” e a isolarsi. Non ultime le problematiche relative alla violenza, sia essa individuale o favorita dall’appartenenza al gruppo, rivolta verso i coetanei oppure verso i famigliari.


Chi richiede la consulenza

La richiesta di consulenza viene dai genitori oppure direttamente dai ragazzi, specialmente da parte di quelli più grandi, i quali si rendono conto di avere un problema da affrontare grazie all’aiuto di un professionista, oppure per svariati motivi non riescono a parlarne con i genitori e cercano dunque un interlocutore esterno.
Chiaramente, l’origine della richiesta configura situazioni ben differenti. Quando sono i genitori a chiedere una consulenza non è detto che il figlio o la figlia siano d’accordo a incontrare lo psicologo. In questi casi si lavora inizialmente con i genitori e sul loro rapporto con il figlio, che conseguentemente potrà modificare la sua posizione rendendosi disponibile ad incontrare il professionista.


Chi sono i soggetti coinvolti nella consulenza

Nella consulenza possono essere coinvolti entrambi i genitori, oppure uno solo dei due che si è manifestato più sensibile alle problematiche che ha riconosciuto. Il lavoro con i genitori è l’aspetto primario ma, secondo i casi, anche l’adolescente può essere coinvolto. Questo dipende dalla valutazione dello psicologo sull’insieme della situazione famigliare e dagli obiettivi che sembra utile raggiungere.


Quanto dura una consulenza

La consulenza può durare da tre a sei mesi, e solo in casi più complessi può protrarsi per un tempo maggiore, quando entrano in gioco problematiche personali che coinvolgono aspetti più profondi della personalità.